Terzo racconto, ormai tanto atteso vista la mia lunga pausa, e finalmente… Udite, udite si parla di Toscana. Eccoci a Castellina in Chianti (Siena), dove tra i dolci pendii delle vigne per tutto il mese di Settembre hanno riecheggiato i piacevoli suoni della vendemmia; suoni fatti di stivaloni infangati, sforbiciate, cassette strascicate, mezzi in movimento e soprattutto di allegria, l’allegria dei lavoratori. Infatti si sa: la vendemmia per ogni lavoratore, oltre che ad essere faticosissima e sfiancante, viene affrontata sempre come una festa, un rito di passaggio tra tutto quello che è stato fatto in vigna e tutto quello che si farà in cantina; tutte azioni ricche di pathos che nei mesi successivi si esprimeranno in modo unico nel vino che verrà prodotto. Per questo motivo non c’è produttore che durante questo periodo dell’anno non sia attraversato da diversi stati d’animo che si alternano tra la gioia di un buon raccolto e la conseguente preoccupazione di un vino che non riesca ad esprimersi in un modo corretto o, al contrario, tra l’ansia per un raccolto non proprio brillante e la determinazione per fare esprimere al meglio il vino da esso prodotto.
Stati d’animo scanditi dai continui assaggi: primo fra tutti quello degli acini prima della raccolta, e a seguito quelli in cantina (del mosto, del macerato e del vino fiore). Quindi un bravo viticoltore è prima di tutto un attento Amatore e deve assaggiare, assaggiare e assaggiare… e inebriarsi, proprio come assaggiava Baccheri, l’avo del produttore Giacomo Nardi di NARDI VITICOLTORI che ci ospita nella sua azienda agricola. Baccheri, vissuto nel 1800, incarna a pieno la duplice qualità di gran vignaiuolo e di gran bevitore: sapeva lavorare sapientemente la propria terra e si concedeva spesso ai piaceri dei suoi frutti, primo fra tutti il suo amato vino, ed è forse per questo che fu soprannominato “Baccheri”, soprannome che appunto richiama alla mente Bacco.
Dai racconti tramandati in famiglia Baccheri potrebbe tranquillamente essere stato un personaggio in stile de IL VINAIO DI FURIO, protagonista di rocambolesche avventure legate al vino e alla cantina; basta pensare che durante un’incursione nemica (probabilmente in epoca Risorgimentale) ebbe il coraggio di farsi chiudere in un tino, dove si trovò al sicuro “in una botte di ferro”, ma dove rimase intrappolato anche dopo che il pericolo fu passato. Lì aspettò a lungo, sicuramente aiutato dal contenuto del tino, e riuscì ad uscirne fuori grazie ad un lupo di passaggio poiché, afferrandolo dalla coda, attraverso la cannella della fecciaia, fece cadere a terra il tino di legno che, rompendosi, lo rese salvo e libero. E come non potevano i suoi successori non dedicargli un vino? Il BACCHERI appunto, TOSCANA IGT ROSSO, un vino genuino proprio come lui, legato alla tradizione della terra toscana, ma che allo stesso tempo strizza anche l’occhio alle sperimentazioni internazionali; diventando così il loro cavallo di battaglia che da molti anni fa parte dei NON SOLO… scelti da IL VINAIO DI FURIO.
E’ emozionante sapere che l’omino in frac coi baffetti che si regge sul bastone ritratto nell’etichetta della bottiglia è lo stesso Baccheri, la cui immagine è stata stilizzata tramite una vecchia fotografia; richiamando alla mente questo forte legame del presente che non potrebbe esserci senza il duro lavoro del passato. E il passato è tradizione, e in terra di Chianti Classico è Sangiovese, infatti il BACCHERI è ottenuto da uve 60% Sangiovese e 40% Merlot coltivate in un un terreno di impasto medioargilloso. La vinificazione è effettuata in acciaio per poi affinare il vino durante 5 mesi in barrique di II e III passaggio.
Il vino rosso ottenuto è fresco e asciutto e si presenta nel bicchiere in modo limpido e poco trasparente, con un colore rosso rubino intenso e una piacevole scorrevolezza al movimento. Al naso i profumi sono intensi, schietti, fini e regalano una complessità aromatica che si articola piacevolmente dagli immediati profumi del mondo floreale (quali rosa e viola, e del mondo del fruttato in primis ciliegia, lampone, ribes e mirtillo), ai più ricercati del mondo vegetale e balsamico con lievi sentori di alloro e di rosmarino e un sentore di erbaceo che lo accompagna fino alla fine; chiudendo poi con il mondo delle spezie e del boisé con chiodi di garofano, pepe nero, vaniglia e un pizzico di cacao. In bocca il vino è di corpo, caldo e poco morbido, decisamente secco con una fresca acidità; risultando sufficientemente equilibrato con una leggera sapidità
e un tannino vellutato.
Si abbina in modo immediato a tutto un intero pasto della cucina tradizionale toscana, sposandosi perfettamente sia con il tipico antipasto di salumi e formaggi, sia con i primi e i secondi a base di carne di vitello o di maiale: che sia un ragù, un buon arrosto o un ricco bollito; anche se può accompagnare tranquillamente piatti a base di selvaggina dai sapori non troppo forti.
L’abbinamento che ho scelto di proporvi è quello con la pancetta arrotolata di Cinta Senese, vista la ricca esperienza vissuta in cantina NARDI: poiché è stato possibile accompagnare alla degustazione di un buon bicchiere del BACCHERI una gustosissima pancetta offertaci dalla loro personalissima riserva (non in vendita), prodotta con i suini di Cinta Senese da loro allevati. E non solo…oltre che specializzata nell’allevamento della cinta senese, l’azienda si occupa anche dell’allevamento di splendide vacche di razza Chianina.
Insomma Baccheri, la sua terra, i suoi successori, l’arte della viticultura, la pazienza di praticare il duro lavoro dell’allevamento… Il tutto è ricco di passione per le tradizioni e di determinazione nel compiere azioni quotidiane minuziose per regalarci uniche esperienze tra passato e presente.